martedì 7 maggio 2019

La proprietà non è più un furto, regia di Elio Petri



 LA PROPRIETÀ NON È PIÙ UN FURTO (1973)
scritto da Elio Petri e Ugo Pirro
regia di Elio Petri

visto a Milano su Rai Storia il 4/5/2019

presenti:
un componente del Kollettivo cinefilo
un pacchetto di Tuc scaduto da una settimana
il Castoro di Luciano De Giusti dedicato a Ken Loach:
-un cineasta deve innanzitutto mostrare i fatti e mettere il dito su ciò che non va-



prude ancora Proudhon

https://www.liberliber.it/mediateca/libri/p/proudhon/la_proprieta/pdf/proudhon_la_proprieta.pdf

sul corpo Total(e) di Flavio Bucci, il ragioniere marxista-mandrakista più malato che ladro (la proprietà più che un furto è una malattia), nel terzo capitolo della trilogia di Petri sul/la nevrosi/potere, dopo "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto" e "La classe operaia va in paradiso".
Petri il Profeta, inchioda l'inferno in terra capitalista con il martello dello straniamento brechtiano, perché il vero ladro non è chi rapina la banca ma chi la fonda come scriveva Bertolt, con una riflessione sull'egoismo del possesso che spazia dal ragioniere allergico al denaro di Bucci al macellaio di Tognazzi squartatore piccolo-borghese, con incursioni sul corpo cerimoniale/grottesco di Daria Nicolodi e sullo scassinatore interpretato da Randone che spiega con il cerone, in una sequenza di pastosità kuveileriana, la duplicità al Tom Hardy bronsoniano;










tutto questo nell'anno dell'Austerity 1973, l'anno della crisi petrolifera e delle domeniche a piedi, l'anno del sequestro Amerio, il primo delle BR.
se: "Per i nullatenenti basta il Monte di Pietà" come sostiene il volgare bottegaio,
la Questura si conferma come luogo di morte fisica e mentale:




l'infarto dello scassinatore Albertone diventa una semplice pratica per esercitare l'ennesimo abuso di potere, e pare implicito il legame con i legittimatori della difesa della proprietà privata, leghisti ante litteram, armati di fucile e cattivissime intenzioni.
nella surreale e salviniana "Fiera della Sicurezza" dove Diabolik viene gasato senza pietà all'interno dell'automobile che ha cercato di rubare e nella mercificazione del corpo di Anita





ci sono i prodromi della società attuale.
accompagnato in questo viaggio dal gigante Ugo Pirro (che non è soltanto un nome nei titoli di testa), tutta la filmografia di Petri è la dimostrazione di quanto, oggi più che mai, nei tempi della celebrazione del Reale al posto del reale, siano necessarie voci filmiche libere e scomode che non si limitino ad accarezzare la schiena al Potere.