giovedì 19 agosto 2021

The Miracle of the Sargasso Sea (To thávma tis thálassas ton Sargassón), regia di Syllas Tzoumerkas


 The Miracle of the Sargasso Sea
sceneggiatura di Youla Boudali e Syllas Tzoumerkas
regia di Syllas Tzoumerkas 

visto il 18/08/2021 su MUBI

presenti:
la débâcle della distribuzione italiana che spinge il sostenitore della visione collettiva tra le braccia sudaticce delle piattaforme.
un sole dispettoso che trova il pertugio per ricordarti che lo streaming domestico è soggetto ai capricci del caso.
l'assenza del buio che permette la fuga dal flusso emotivo: sull'altro schermo (non tentarmi, non ti guardo) l'uomo che cade non è DeLillo ma la jetée talebana (adesso i talebani sparano sui manifestanti a Jalalabad: Chris Marker non è l'unico in grado di viaggiare nel tempo).

Crime drama denso - lo scheletro narrativo ha le ossa forti ma sconta la mancanza di organicità nei cambi di registro; non è la spinta propulsiva del motore a difettare ma l'alta viscosità dell'olio tra gli ingranaggi - il lavoro di Tzoumerkas, che si avvale della scrittura di Youla Boudali già co-sceneggiatrice di "Homeland" e "A Blast" (qui anche in veste di co-protagonista), si conferma un efficace cinema dei corpi: con una interessante contrapposizione tra libertà anarchica e coercizione imposta da una società deviata e digressioni oniriche dissacranti sul corpo sacro.
Atene 2006: violenze sbirresche nel covo degli anarchici e minacce costruite a tavolino (l'anarchico è un profeta innocente per Tzoumerkas), per trasferire la scomoda poliziotta Elisabeth - Angeliki Papoulia è lo scoglio che permette all'Ondata Greca, qui non Weird, di infrangersi sullo spettatore con potenza - nella piccola Missolungi, la città delle anguille, dell'assedio e di Lord Byron.
Missolungi 2016: è lo spazio soffocante nel quale si muove Rita (Youla Boudali, non sempre convincente) in cerca di libertà con la sua motocicletta, succube di un fratello luciferino e di pulsioni aggressive piccole-borghesi che trovano rifugio nella pornografia homemade - quindi una oggettività estrema e una carne senza concetto se vogliamo ricordare Bene.
Rita eviscera le anguille per lavoro e desacralizza con il sogno: "I've Been Loving You Too Long" brano di Ottis Redding - qui nella versione di Ike e Tina Turner, a puntellare con chiodi visionari una potente Naïftività.

-pausa sigaretta: il vantaggio dello streaming

è un sogno dentro un sogno (che potrebbe non essere un sogno, ammoniva Cormac McCarthy) con un riuscito rimbalzo tra l'irrealtà onirica di Rita e la dura realtà di Elisabeth - a capo di una piccola stazione di polizia dopo il trasferimento accettato obtorto collo, dove gli abusi nei confronti dei sospettati sono gli stessi dei colleghi ateniesi.
Di miracoloso c'è solo il viaggio delle anguille verso il Mar dei Sargassi, il resto è solo cupa violenza verso uomini e animali, un landscape oppressivo - l'occhio del drone è svincolato da una mera funzione descrittiva per diventare costruttore di recinti - nel quale la purezza e la speranza trovano dimora soltanto nel figlio adolescente di Elisabeth.
Tzoumerkas ha contestato, con solide argomentazioni grazie ad una lettera manifesto, l'etichetta appioppata (Greek Weird Wave) dal critico Steve Rose sul "The Guardian" al nuovo cinema greco: non è la "stranezza" il fil rouge che lega i lavori dei cineasti ellenici ma un passato che deve fare i conti con la Pasokification e il debito pubblico, con Oreste e la crisi economica.
Un "cinema della rabbia e della vendetta" quindi, che trova l'acme nell'omicidio, un delitto senza castigo che sfrutta la duplicità dell'oggetto: la catena lega, la catena libera.