lunedì 17 giugno 2024

Kinds of Kindness, regia di Yorgos Lanthimos

 


Kinds of Kindness
regia di Yorgos Lanthimos
scritto da Yorgos Lanthimos e Efthymis Filippou

visto al Cityplex Massaua il 13/6/2024

presenti:
21 spettatori per un incasso totale di 73 euro e cinquanta centesimi (il biglietto scontato dell'iniziativa Cinema in Festa è finanziato dal MiC).
un crunch crunch interminabile come rumore di fondo.
la "Sala Emozioni" con le poltrone VIP e la "Sala Bingo", per giocarsi la pensione, in fondo al corridoio.

Nella concitazione di un momento caldo 
si può perdere la testa: a me è successo una volta sola.
John McEnroe

Nel 2011 il critico cinematografico del Guardian, Steve Rose, coniò il termine "Greek Weird Wave" per "Dogtooth" - film del 2009 diretto da Lanthimos e cosceneggiato da Filippou - e "Attenberg" - film del 2010 scritto e diretto da Athina Rachel Tsangari con Lanthimos in veste di coproduttore e attore, riproposto in sala dal 13 giugno 2024 grazie a Trent Film: weird o "bizzarra" è la reazione alla disperazione e la crisi, individuale e collettiva, scava nella psiche.
Suddiviso in tre atti ( La morte di R.M.F. - R.M.F. vola - R.M.F. mangia un sandwich), "Kinds of Kindness" è la sesta collaborazione tra Lanthimos e lo scrittore e sceneggiatore Filippou dopo "Dogtooth" (miglior film nella sezione cannense "Un Certain Regard" del 2009); "Alps" (Osella per la miglior sceneggiatura nel 2011); "The Lobster" (candidato all'Oscar nel 2017 per la miglior sceneggiatura originale); "Il sacrificio del cervo sacro" (Prix di scénario al Festival di Cannes nel 2017) e il cortometraggio "Nimic" presentato al Festival di Locarno nel 2019. Sacrificato il fisheye di "Povere creature!" e "La favorita" sull'altare del primo piano - ma con la riconferma del cinematographer irlandese Robbie Ryan - "Kinds of Kindness" impasta flashback, sogno e desiderio - in un territorio altro e monocromatico - con una crudeltà di stampo artaudiano: solo la danza può liberare il corpo dalle tossicità che lo alimentano, teorizzava Antonin Artaud. Alla contaminazione del corpo risponde Emily (la poliedrica Emma Stone) nel terzo atto, sulle note della svedese Cobrah: attraverso la disarticolazione della catarsi, "il corpo senza organo" - il fegato nel secondo atto offerto da Liz (il poliedrico doppelgänger della Stone) - trasmigra nel "corpo senza organi" giudicato impuro dalla congrega e perciò in cerca di una redenzione coreografica.

"Alcuni di loro vogliono usarti. Alcuni di loro vogliono farsi usate da te" canta Annie Lennox nel primo "dolce sogno" intitolato "La morte di R.M.F.": Robert - portato sullo schermo da Jesse Plemons, premiato al Festival di Cannes come miglior attore - è una vittima dell'abuso di potere che trasforma, inconsapevolmente, la dipendenza affettiva in uno strumento del destino.
L'ultimo casco di Ayrton Senna, le parole scelte da Tolstoj e la racchetta rotta di McEnroe, sono i simboli del potere che Raymond - prima incarnazione delle maschere indossate da Willem Dafoe - esercita nei confronti di Robert: "L'innamorato si sente dominato, imprigionato e sequestrato dall'oggetto amato", frammento barthesiano che rende organico il tentativo infruttuoso, da parte di Robert, di eludere la sofferenza.

Parallelo, ma non simmetrico, all'agire di Robert - "Tutte le famiglie felici sono simili tra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo" di Anna Karenina oppure "Tutte le famiglie felici sono più o meno diverse tra loro; le famiglie infelici sono tutte più o meno uguali" di "Ada o ardore"? - è il martirio di Liz/Amme Enots nel secondo atto: corpo sacrificale per Daniel/Plemons che ha scelto il sangue come libagione e la carne come nutrimento per il delirio - "Tu hai bisogno di me per riempirTI, come se fossi uno spazio vuoto" parafrasando le parole di Isabelle Adjani in "Possession" di Zulawski.

I traumi fisici ed emotivi, le fragilità ambigue degli spazi borghesi e i confini del libero arbitrio, sono tra i temi ricorrenti nella scrittura ("La sceneggiatura è una struttura che vuol essere altra struttura", come scriveva Pasolini nel 1965) della coppia Lanthimos-Filippou: Emily - la Stone danzante del terzo atto - abbandona la famiglia per inseguire un misticismo matematico e paranoico. Al corpo inquinato dalla violenza domestica non resta che cercare il nuovo Messia: solo una donna ha il dono di lenire le ferite e ri/dare la vita, la veterinaria Ruth (sorella gemella di Rebecca, una particolare duplicità già sviscerata nel precedente "Dogtooth" come riflesso del "Vieni a giocare con noi?" kubrickiano), che permetterà a R.M.F. di avere una seconda occasione, forse.