Non riattaccare
scritto da Manfredi Lucibello e Jacopo Del Giudice
regia di Manfredi Lucibello
visto al cinema "Due Giardini"
di Torino il 17/7/2024
presenti:
11 spettatori per un incasso totale
di 66 euro (il Due Giardini non aderisce alla promozione
Cinema Revolution).
l'aspect ratio errato
nella proiezione; indovina anche tu le lettere mancanti nella titolazione: oma down arzo 020.
L'una passata - sei di certo a letto
Oka d'argento è la Via Lattea a notte.
Io non ho fretta, né motivo di svegliarti
o con lampi di telegrammi angustiarti.
Come si dice, l'incidente è chiuso,
la Barca-Amore sul tran-tran si è infranta.
Noi siamo pari, e non ha senso il conto
delle reciproche ferite e offese.
Guarda che quiete è scesa sulla terra.
La notte tributa di stelle il cielo.
È in ore simili che ti alzi e apostrofi
la storia, i secoli, il creato intero.
Vladimir Majakovskij
È un (Volks)wagenspiel notturno il lavoro di Manfredi Lucibello - con l'assenza di luce il regista fiorentino riesce a scarnificare, come nel precedente "Tutte le mie notti", le diramazioni delle anime reiette - che riesce a scalare la parete ripida della tensione senza puntellarsi con i flashback - una scelta stilistica coraggiosa, perché si corre il rischio di imbattersi nella monotonia della claustrofobia - grazie ad una Barbara Ronchi (Irene nel film) in stato di grazia - menzione speciale per la migliore attrice al 41esimo TFF; in grado di i(n)spirare empatia anche indossando una mascherina - e alla partitura visiva che non imbocca mai il tunnel, senza uscita, dell'autocompiacimento.
I tunnel di "Non riattaccare" sono il trait d'union tra il passato e la possibilità, cemento dell'inconscio in grado di amalgamare assoluzione e tormento; Irene e Pietro - non centrata, a tratti, la voice-over di Claudio Santamaria - Irene O Pietro (perché nelle relazioni disfunzionali il "noi" lascia spazio, sovente, al sacrificio), raccontano le cicatrici dell'amore perduto - visibili sul corpo di Irene, ferita non solo nell'anima. Al corpo lacerato di Irene, Lucibello dedica la plongée in apertura: una violazione che mi riporta al femminicidio di Giulia Cecchettin e alle migliaia di persone che hanno risposto alla chiamata del collettivo "Non Una Di Meno"; falsi indizi disseminati con cura oppure un automatismo imposto dalla gravità del dramma sociale?
Siamo a Roma, nel marzo del 2020, in pieno lockdown quando, alle 4 e 30, vibra lo smartphone di Irene: è in anticipo la telefonata di Pietro/Papageno di diciotto minuti - le 4 e 48 sono l'ora della psicosi secondo Sarah Kane - oltretutto Irene non è sola perché non vuole permettere alla pandemia di rendere insopportabile la sua solitudine. E Pietro non può infastidire questo presente, forse inidoneo, ma comunque in costruzione: non dopo quello che, insieme, hanno vissuto.
Liberamente ispirato all'omonimo libro di Alessandra Montrucchio pubblicato da Marsilio nel 2005 - "Happiness" dei "The Blue Nile" intonata dalla protagonista letteraria senza nome, lascia spazio al brano di Bennato "L'isola che non c'è", con modifiche sostanziali che riguardano anche l'epilogo, la genesi e la gestione della sofferenza - "Non riattaccare" non è soltanto una richiesta d'aiuto, ma la promessa di una quotidianità atemporale che si rifugia nell'eterno splendore di una memoria immacolata - parafrasando Alexander Pope e immaginando Charlie Kaufman che NON cancella l'amata, ma le traduzioni dei distributori cinematografici italiani. Il ricordo che riaffiora è come un antidoto alle recriminazioni, alle ritorsioni e alla perdita del desiderio: quando la linea di mezzeria non appartiene alle "Strade Perdute" è possibile ritrovarsi, perché più forti del fato sono le fragilità che condividiamo.