martedì 12 aprile 2022

Scompartimento N.6 - In viaggio con il destino (Hytti nro 6), regia di Juho Kuosmanen

 


Scompartimento N.6 - In viaggio con il destino   

scritto da Andris Feldmanis, Livia Ulman, Lyubov Mulmenko (dialoghi russo), Juho Kuosmanen  

regia di Juho Kuosmanen

visto l'11/4/22 su CHILI 

presenti:
il 15 che sbuffa
una dodecafonia canina
un tizio sul marciapiede che parla della Pellerina 
CHILI la piattaforma preferita da Franceschini, ma ItsArt è tutt'altro che un successo 

La ragazza si tolse il berretto liberando i capelli, che si sciolsero ondeggiando sulle spalle, e si unì alla lunga coda allegra che si era formata tra due ringhiere davanti ad un tabaccaio, l'uomo invece a quella ciarliera e litigiosa dei giornali.
Comprò la Pravda e la Literaturnaja Gazeta, e ricevette come resto un chewing-gum duro come il muro, di marca Lolek, fabbricato nella DDR.
Dopo un lungo negoziato la ragazza riuscì ad acquistare sigarette Prima e senza filtro Bajkal. Per qualche arcano motivo il venditore si era rifiutato di venderle le Belomorkanal, nonostante ne avesse uno scaffale pieno.
Quando le ebbe in mano, il russo girò e rigirò il pacchetto delle Prima, con l'immagine di una navicella spaziale.
"Le Bajkal puzzano di piscio di cane. Le Prima sanno di merda di cavallo e di Brežnev, le Belomorkanal, invece, hanno il gusto autentico di papà Stalin"
(Scompartimento N.6 - Rosa Liksom
Iperborea 2014)

Irina (rimasta sola, in preda alla disperazione)
A Mosca! A Mosca! A Mosca!
Sipario
(Tre sorelle - Anton Ĉechov)


Gran Premio Speciale della Giuria al 74esimo Festival di Cannes, basato sull'opera omonima - il sottotitolo "In viaggio con il destino" è un'invenzione della BIM distribuzione che fortunatamente non ha trovato seguaci nel resto del mondo - di Rosa Liksom, della quale trattiene, con cura, soltanto l'incontro sul treno di una ragazza finlandese con un operaio russo.
La Transiberiana della Liksom, trait d'union euro-asiatico, lascia il posto al viaggio verso Murmansk (la più grande città del mondo posta a nord del Circolo polare artico) e l'azione viene spostata dagli anni '80 alla fine degli anni '90 con una datazione possibile grazie all'osservazione di piccoli particolari: Laura - un'intensa Seidi Haarla - cattura l'attimo con la sua handycam a cassettine, riempie lo spazio con il suo walkman e cita, sul relitto di una nave a Murmansk, il "Titanic" di Cameron, un'esistenza magnetica prima dell'invasione digitale.
"Vojage Vojage" cantava Desireless: il movimento della nota extradiegetica, la rotazione dei tempi perduti per recuperare il nastro della musicassetta e le piccole oscillazioni dell'anima sono la base per quel "Falso Movimento" che solo una dolorosa introspezione permette di ribattezzare "fuga".
È l'oscillazione del treno che provoca l'avvicinamento impercettibile di Ljoha - l'operaio di Jurij Borisov mostra il talento di uno dei migliori giovani attori sulla piazza, sperando che la russofobia non intacchi le sue opportunità lavorative - oppure un movimento volontario?
Perché sono i microgesti, il ritratto sfumato - anche Laura usa la matita come strumento di conoscenza del volto e quindi del mondo- che impreziosiscono il lavoro di Kuosmanen, la distanza che si annulla con l'accettazione della diversità e l'abbattimento del Muro: se per Liksom i mattoni raccontavano la storia di una dissoluzione, con una pungente analisi più antropologica che politica sull'ex URSS prima della frammentazione, per Kuosmanen la disgregazione geografica è già una mappa intima e quindi da esplorare con partecipazione emotiva sorretta da un occhio clinico.
È uno sguardo che pretende Laura, non quello distante della compagna Irina, che durante il viaggio compagna non lo è più: ora, per lei, ci sono gli occhi di uno sconosciuto che si avvicina lentamente, ma forse è solo una lieve oscillazione del treno. 
Laura non studia archeologia - come erroneamente riportato in alcune sinossi italiane - ma vuole vedere i petroglifi, insiste sulla conoscenza del passato come strategia per comprendere il presente ma del suo percorso non sappiamo nulla - la ragazza di Liksom non ha un nome ma una strada lastricata dalla follia dell'ex compagno Mitka - Kuosmanen sceglie di sostituire la fragilità e i petali rossi di Garšin con Pelevin ma lascia intatta la purezza di Ljoha e la sua assenza di sovrastrutture che Jurij Borisov incarna con efficacia grazie ad un meraviglioso lavoro di sottrazione.







 

 

                        

 

 

 

 

 


 

 

 




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